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  • Immagine del redattoreSebastiano Michelotti

Le Multinazionali e lo sfruttamento alimentare

Aggiornamento: 14 mar 2020


Poche grandi multinazionali come Nestlé, McDonald's, Coca-Cola, Unilever & CO, detengono il controllo di una grande quota della produzione e distribuzione di cibi e bevande, rendendosi responsabili di un sistema di consumo devastante per gli equilibri del pianeta, per gli animali e per il clima.


Le foreste di tutto il mondo vengono distrutte ad un ritmo spaventoso dalle società multinazionali del settore per far spazio ad enormi allevamenti intensivi o monoculture di cereali destinati al nutrimento degli animali. Ma questo sistema presenta delle grosse inefficienze nell'utilizzo delle risorse, garantendo solamente un grande profitto ai “signori della tavola”.



Le mandrie di bestiame consumano un ammontare di cereali e soia 10 volte maggiore rispetto al consumo degli esseri umani: una caloria di manzo richiede 10 calorie di cereali per essere prodotta. Ogni anno nel mondo 745 milioni di tonnellate di cereali vengono consumate dagli animali da allevamento per produrre 273 milioni di tonnellate di carne (dati FAO). In questo processo vengono quindi “sacrificati” 472 milioni di tonnellate di cereali che potrebbero essere usati come alimentazione diretta per l’uomo.


Eseguendo un semplice calcolo che divide queste 472 milioni di tonnellate di cereali, per le quasi 8 miliardi di persone sulla Terra, per ogni giorno dell’anno, si ottiene che solo con questo disavanzo si potrebbero garantire 160 grammi di cereali per ogni persona sul pianeta, tutti i giorni. Per citare Frances Moore Lappè, scrittrice e attivista statunitense, «l'equivalente di una ciotola di cibo per ogni essere umano del pianeta per un intero anno».



A causa di questo svantaggioso rapporto di conversione proteica, la produzione di proteine dalla carne necessita da 6 a 17 volte più terra rispetto all'equivalente quantitativo di proteine fornite dai vegetali: un ettaro coltivato a cereali fornisce cinque volte più proteine di un ettaro destinato alla produzione di carne.


Inoltre la #FAO (Food and Agriculture Organization) ha dimostrato, nel rapporto “Livestock and Climate Change”, che le emissioni di CO2 derivate dall’allevamento oscillano tra il 14% e il 18%, almeno quanto il settore dei trasporti. Tale percentuale, secondo altre ricerche, potrebbe essere anche maggiore. (Worldwatch Institute, 2009).

Il settore zootecnico da solo contribuisce inoltre per il 35-40% delle emissioni globali di metano, gas che è 20 volte più impattante nell’effetto serra della CO2.(FAO)



Così, lucrando sulla distruzione e sullo sfruttamento del nostro Pianeta e delle nostre vite, le multinazionali arrivano a fatturare, insieme, 450 miliardi di euro l’anno. McDonald's per esempio fu costretta, dopo il famosissimo processo McLibel, ad ammettere di utilizzare bovini allevati su terreni ottenuti disboscando le foreste pluviali, compromettendone la rigenerazione. Questa truffa deve finire!


Per intaccare le grandi dinamiche di mercato noi consumatori dobbiamo cambiare la nostra dieta, ridurre drasticamente il consumo di carne, scegliendo il km0 e i produttori locali al posto delle grandi Corporation, ma per minimizzare le emissioni globali e lo sfruttamento delle risorse che dipendono dalla produzione alimentare zootecnica servono forti azioni politiche.


 

Approfondimenti:


Documentario sul caso McLibel: "Quindici anni contro McDonald's", di Helen Steel & David Morris (ENG).



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