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  • Immagine del redattoreSebastiano Michelotti

Migranti: nuovo accordo UE, ma è insufficiente. Serve abolire i Decreti Sicurezza



L’UE trova un nuovo patto sulla gestione delle migrazioni, ma è insufficiente (QUI il testo). Era stato annunciato come la svolta, la definitiva spallata ai trattati di Dublino che incatenavano i migranti ai Paesi d’arrivo, impedendogli di raggiungere il Nord-Europa ed eliminando la condivisione comunitaria di un fenomeno sociale epocale. Invece la risposta non è stata per nulla unita. Si continua a parlare di «migranti salvati in mare» quando da noi i salvataggi in mare rappresentano non più di un 20% degli sbarchi, il grosso dei flussi approda tramite barchini e gommoni, in piena autonomia. Si tratta quindi di misure applicabili a solo una piccolissima fetta del problema.


Ma più importante: non è stata pattuita nessuna obbligatorietà nei ricollocamenti suddivisi tra tutti i membri dell’Unione. I Paesi che non vorranno aderire alle quote, infatti, potranno partecipare alla solidarietà tramite rimpatri «sponsorizzati». In sostanza: chi non si trova al confine con il Mediterraneo se ne può altamente fregare, pagando per una parte dei costi di gestione di quelle persone, ma lasciando che rimangano nelle mani di chi si è trovato a soccorrerli. Eventuali sanzioni per gli Stati recalcitranti si sono dimostrate parole al vento, sin da quando il precedente piano Juncker del 2015 venne vanificato e poi affossato.


Intendiamoci: è comunque un primo, timido, passo verso una vera risposta degna della parola “Unione” che precede “Europea”, visti gli attuali meccanismi di veto della politica comunitaria che costringono a enormi e continue mediazioni. Ma di fronte ad un fenomeno migratorio così importante, e con la consapevolezza che l’inasprirsi degli effetti della crisi climatica comporteranno migrazioni sempre più imponenti, c’è estremo bisogno di una azione che sia coesa e decisa.


La situazione in Italia

Anche qui in Italia abbiamo diverse cose da sistemare. Sopratutto è ormai indispensabile abolire i “Decreti Sicurezza” realizzati dal fu Matteo Salvini, che rendono ingestibile la situazione interna in fatto di immigrazione. Tali decreti hanno di fatto cancellato tutti i meccanismi SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), facendo chiudere i centri di accoglienza che si occupavano dell’ospitalità e delle procedure di integrazione dei richiedenti asilo, seguivano le procedure per regolarizzare la loro presenza e fargli ottenere documenti di base come la tessera sanitaria.


Tra le altre cose si occupavano anche dei percorsi integrativi nelle scuole e nella società, un indotto che dava lavoro a circa 40 mila persone ma che ora, secondo un rapporto della Fp CGIL, vedrà licenziamenti per circa 40%. 18 mila giovani specializzati perderanno il lavoro. Salvini li ha chiusi, pensando che tanto non ci sarebbe stato più nessuno da accogliere, perché lui “avrebbe mandato a casa tutti subito”, quindi tanto valeva risparmiare. Così poi non è stato, ed ora ci troviamo a dover occuparci di quelle persone senza i mezzi per farlo. Ottimo lavoro.


Poi è arrivata la pandemia, ed è sorta la necessità di trovare un modo per far passare un periodo di quarantena ai migranti. Prima sarebbero state utilizzate quelle centinaia di strutture progettate proprio per questi compiti, ma visto che i decreti sicurezza le hanno chiuse praticamente tutte il Governo è stato costretto ad affittare intere navi per stipare queste persone in attesa dei test. Alcuni addirittura sono stati fatti vivere 14 giorni in un autobus, come degli animali di scarto.



L’accoglienza non è solo un fattore di bontà (o buonismo come dicono alcuni), ne di pura etica o ideologia. L’accoglienza è un meccanismo fondamentale nelle dinamiche sociali, con conseguenze praticamente matematiche. Serve un sistema che sia in grado di integrare, di accogliere con generosità e rispetto. Un sistema che non lasci alle spalle una fila di macerie, che non generi “ultimi”. Perché gli ultimi sono il cibo delle mafie, della criminalità. Chi non ha futuro lo trova nel Sistema (la Camorra) o nel ‘Ndrangheta come semplice palo, o spacciatore.


Chi è stato rifiutato dalla società, escluso e messo in un angolo, troverà appartenenza a coloro che degli ultimi fanno i loro mezzi criminali, dandogli quanto meno una speranza, qualcosa a cui ambire, o semplicemente qualcosa da far fare per chi non ha nulla da perdere. Se queste persone finiscono in giri criminali il fallimento è dello Stato, non della loro cultura. Perché è dove lo stato manca che arrivano le mafie.


Parallelamente dobbiamo lavorare per eliminare i fattori di causa di questo fenomeno. Guerra, instabilità, fame, povertà, miseria, cambiamento climatico. È nostra responsabilità in quanto paesi “socialmente sviluppati” e in quanto responsabili direttamente, tramite gli interessi delle nostre multinazionali, di quei danni. Il nuovo rapporto OXFAM mostra ad esempio come un decimo del mondo - quello ricco - emette come il 90% della restante parte - quella che poi è costretta a migrare. È arrivato il momento di cambiare. Cambiare davvero.



 
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