top of page
  • Immagine del redattoreSebastiano Michelotti

Felicità: ON SALE

Aggiornamento: 16 mar 2020



Qual è lo scopo della vita?

Infinite volte la filosofia si è interrogata su quale dovesse essere il fine della vita. Forse nessuno potrà mai avere la risposta, ma personalmente ritengo che sia essere felici.


Il buon Kant non sarebbe affatto d’accordo ovviamente, ma credo che nella sua essenza la felicità possa essere la completezza e la realizzazione ultima dell’anima umana. L’interrogativo che ne deriva è: come faccio a trovare la felicità?


Domanda delle domande a cui il grande Steve Cutts, nel suo formidabile corto “Happiness”, aggiunge un pizzico di sadico criticismo e ogni particolare assume un significato estremamente metaforico.


L’ambientazione è grigia, cupa, ansiosa. I volti sono asettici e distaccati mentre tutto intorno le appariscenti insegne pubblicitarie suggeriscono a quale mondo devi o non devi aspirare.


Ognuno di noi non rappresenta altro che un mero consumatore di un sistema apparentemente libero. Siamo potere d’acquisto, niente di più. E dal momento che ormai tutto è già diventato merce, le Corporation fanno a gara per riuscire a detenere le vendite della cosa più importante di tutte. La felicità.


Chi riuscirà a trovare il modo di vendere la felicità avrà in mano la chiave per una ricchezza infinita, inimmaginabile. Ecco perché nel corso degli anni le multinazionali, come ci dice Naomi Klein nel libro No Logo, hanno cominciato a vendere “esperienze” legate al loro marchio, non più prodotti. Si sono staccate completamente dalla produzione diretta di quello che vendono (delegata ai terzisti off-shore).


Con immense campagne pubblicitarie hanno poi indotto il consumatore a pensare che la loro esperienza poteva regalare la vera felicità, riducendo infine questa ad un prodotto apparentemente comprabile.


Ma questo circolo vizioso altro non fa che creare dipendenza dall'oggetto materiale, impoverire lo spirito e assuefare l’anima umana che sconcertata vaga alla ricerca di un rimedio. L’individuo, in preda ad una vera e propria alienazione, è asservito alla macchina del consumo così tanto da diventarne lui stesso un ingranaggio.


Questa non è altro che una nuova forma di schiavitù. Nel passato però lo schiavo era quantomeno a conoscenza della sua condizione, e attraverso la consapevolezza esso poteva rivendicare l’affermazione di sé. Oggi ciò si manifesta con una subdola parvenza di libertà che serpeggiante cela l’inganno.


Il mio è un appello. Cerchiamo la felicità in noi stessi, nel rapporto umano con le persone, nell’amore, nell’amicizia e non negli oggetti o nei soldi. Circondiamoci della semplicità di un sorriso, della gioia di un abbraccio o del calore di un bacio.

La felicità è già dentro di noi, solo che non lo sappiamo.
14 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page