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  • Immagine del redattoreSebastiano Michelotti

Non perdiamo la nostra umanità



Il virus ci ha costretti ad aprire di più le nostre vite alle tecnologie. Di per s'è questo ha molti aspetti positivi, come l'efficentamento di molte funzioni pubbliche o la riduzione degli spostamenti necessari per lavoro. È il progresso.


Ora però, nella fase di ripartenza, dobbiamo prestare molta attenzione all'andamento di queste dinamiche. Il progresso è un giovane puledro scalpitante, è una macchina fiammante pronta a sfrecciare a tutto gas, ma per evitare che si schianti su un muro alla prima partenza va guidato con saggezza, responsabilità, coscienza. Soprattutto non dobbiamo permettere, finita questa pandemia, che in nome di un - seppur concettualmente giusto - ideale di progresso finiamo per perdere la nostra umanità.

Lo smart working o le riunioni su zoom possono essere utili in alcune situazioni, ma non possono sostituirsi completamente e in modo definitivo al contatto umano, all'importanza delle relazioni sociali che sono oltre lo schermo. Il caffè con il collega dopo il meeting, le due chiacchiere con gli amici in ricreazione, i pettegolezzi tra una pausa e l'altra in ufficio. Sono tutte cose tecnicamente "superflue" al mero obbiettivo lavorativo o scolastico, ma ci distinguono nella nostra umanità.

Farne a meno vorrebbe dire privarci di ciò che ci rende persone, non macchine, non braccia o mani da tastiera, ma persone.

Siamo "persone" perché individui che esprimono la loro personalità in rapporto ad un contesto collettivo. Pensiamo solo ai primi gruppi di amici o alle prime cotte a scuola, tutti questi passaggi dell'adolescenza non possono avvenire online o tramite ritrovi virtuali che si sostituiscono a quelli fisici. L'elenco di esempi potrebbe essere, letteralmente, infinito perché nulla di ciò che compone l'essere umano oltre alle sue funzioni meccanicistiche sarebbe possibile eliminando il contatto sociale.


La scuola, per esempio, non può essere solo il seguire un programma didattico, delle lezioni, imparare a fare le equazioni e fine. A scuola devi soprattutto imparare ad esprimere te stesso all'interno di un gruppo, a sviluppare la tua personalità e ad arricchirla dei contatti umani. Una delle componenti fondamentali per l'educazione è proprio il rapporto interpersonale che si crea in ambienti come la scuola, e questi sono la linfa delle nostre vite.

Ciò che fa la vera differenza tra una socializzazione virtuale e una reale è qualcosa che in nessun modo potrà essere ricreato con la tecnologia. Sono le nostre emozioni. Stare insieme ad altre persone vuol dire condividere con loro delle emozioni che esprimiamo tramite il nostro corpo in modo, il più delle volte, incontrollato. Ed è proprio questo che ci distingue da delle macchine o dei programmi.

In noi c'è qualcosa di meravigliosamente irrazionale che va oltre la pragmaticità e ci permette di innamorarci, di ridere, di piangere, di sentirsi felici. E la nostra umanità proprio nel riuscire a far interagire, a livello fisico, le nostre emozioni con quelle di qualcun'altro per sviluppare pensieri, idee, filosofie, arte.


Il progresso più importante a cui possiamo ambire è, forse, dentro di noi. Aspetta solo di essere scoperto.

 
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